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lunedì 27 febbraio 2012

Studio Rouge

Da ormai più di tre settimane faccio uno stage presso la Studio Rouge Art Gallery, una galleria presente a Shanghai con 2 spazi espositivi, uno direttamente sul Bund, il viale storico di Shanghai, e uno presso l'M50, un'area autorizzata dal Governo dove sono presenti tutte le gallerie più importanti della città (come Shanghart).
George, il fondatore della galleria, è un personagggio molto interessante con, a mio avviso, un gusto squisito per l'arte contemporanea e un vero talento per scovare nuovi artisti emergenti ("Devono essere molto timidi, se parlano troppo non sono artisti"). Metà australiano e metà cinese, ha inaugurato Studio Rouge 8 anni fa, con l'idea di far crescere uno spazio di incontro tra arte cinese e occidentale. Come pochi, sa spiegare con passione e ironia cosa si nasconda dietro a un quadro per tutti incomprensibile, dando un valore speciale alle opere in esposizione. I cinesi amano le imitazioni e l'arte tipo Van Gogh e per questo è molto difficile scoprire nuovi artisti perchè spesso chi ha talento preferisce continuare a riprodurre dipinti in serie, piuttosto che esprimere la propria arte. Anche per questo Studio Rouge è più orientato ad avere opere di artisti che sperimentano nuovi media sulla tela o installazioni, mentre le poche fotografie e i dipinti "più classici" presenti in galleria nascondono sempre un messaggio politico più forte.

Ancora per una decina di giorni Studio Rouge ospita una mostra dal titolo "Ruby, Roxy and the flaming Lamborghini", con opere di 20 artisti cinesi e internazionali che ruotano attorno ad un unico tema: il colore rosso. Rosso è infatti il colore predominante delle festività Occidentali (il Natale) e Cinesi (il Capodanno), e funge da collante tra opere di artisti molto lontani tra loro. Inoltre rosso è simbolo di passione, e la presenza di opere di giovani artisti in aperta polemica con il Governo e con la nuova ondata di capitalismo che sta travolgendo la Cina rende il loro amore per le arti ancora più significativo.
Ammetto però che dopo tre settimane faccio ancora molta fatica a associare i nomi degli artisti cinesi con le loro opere. Lavorando qui e stando a contatto con George ho la possibilità di conoscere quotidianamente (e senza muovermi) una Cina che sta cambiando a ritmi frenetici e che solo ora sta iniziando anche a consumare arte. E' molto interessante osservare queste nuove generazioni che per la prima volta scelgono di passare il pomeriggio visitando gallerie d'arte. Temo che molti lo facciano perchè è cool, ma molti sono mossi da vero interesse (spesso sono a loro volta artisti) o cercano nell'arte risposte che un mondo che va troppo veloce non riesce a dare. Il pubblico cinese fa domande strane, si entusiasma per cose per noi impensabili (sangue finto!), è curioso, ma non è ancora educato al rapporto con l'opera d'arte (cercano sempre di toccare tutto, tra le mie urla). Sono sempre un po' in imbarazzo quando devo spiegare loro certi messaggi contro il potere o la satira contro il loro Paese e non so se capiscono del tutto. Se capiscono, sicuramente cambiano discorso. E poi, naturalmente, chiedono di fare una foto.

Queste sono solo piccole considerazioni dopo poche settimane in galleria, senza conoscere l'arte, la storia e l'estetica cinese. E' però un mondo pazzesco che vorrei continuare ad approfondire. Naturalmente le opere sono in vendita........
La galleria è all'inizio di una famosa stradina di Shanghai, Fuzhou Lu, che si affaccia sul Bund (nella foto: vista di Pudong di fronte alla galleria)
Il Bund ospita gli edifici storici più importanti di Shanghai, sedi delle ambasciate e delle banche che davano direttamente sul molo di attracco. Oggi è un vialone per turisti e ospita i brand più famosi. L'edificio rosso sulla destra confina con Fuzhou Lu, quello con le guglie sulla sinistra è la sede di D&G.
L'accesso alla gallerie e la pseudo vista sul Bund...
All'entrata vi accoglie il Buddha d'oro di Tao Hongjing
Studio Rouge - Bund
Il Buddha è di ceramica, la forma geometrizzata è in contrasto con la consueta rotondità dei Buddha. E' un po' sacrilego..ma rappresenta la digitalizzazione progressiva del mondo e la perdita delle tradizioni e dei valori.
Rose di Huang Xu è una foto con sfumature di rosa pazzesche
Plastic bag di Huang Xu appartiene alla sua famosa serie delle borse di plastica: un chiaro monito contro la devastazione ambientale della Cina
Tao Hongjing è in realtà..un francese! Questo suo neon è eccezionale.
Knitting di Zane Mellupe è il simbolo della mostra: uncinetto con i LED, siamo intrappolati nell'era digitale.
Jiang Weitao è l'autore del quadro, George dice che è uno dei  più capaci "coloratori" in  Cina per le sfumature che sa dare al rosso. Passion di Lu Chi rappresenta un cervello: in rosso le aree che controllano la passione. Una delle migliori artiste del vetro.
Achilles, Wayne Warren...è chiaro no?

Questo invece è uno dei graffiti presenti all'M50, lo spazio con la maggior concentrazione di gallerie di Shangha: i graffiti, banditi in tutta la Cina, sono permessi solo in quest'area. Ah gli artisti..Oltre al muro scorre il Suzhou Creek.
Peasant: questa è la scultura più fotografata dell'M50. Una galleria d'arte fallita ha dovuto cederla per ripagare i debiti, ma non sopportando l'affronto l'ha danneggiata nottetempo...
Studio Rouge @M50
Ancora Jiang Weitao e i suoi colori..
Felice per sempre, dell'artista e performer Mao Yu: rappresenta il sacrificio delle giovani generazioni che lasciano le campagne per andare alla ricerca della felicità (leggi denaro) in città
Fischietto: contro il controllo onnipresente delle autorità
Istmo di Robert Lee Davis, collage-biografia della vita dell'artista tra NYC, Shanghai  e Sidney
Mountains di Katherine Gohmert, giovane texana molto apprezzata a Shanghai
Testa del Buddha di Tao Hongjing
Tony Scott, artista australiano che prende ispirazione dalle geometrie dell'architettura e del design cinese.
Studio Rouge M50 con l'opera di Xu Zhifeng al centro
In tutti i sensi la star della galleria: Red Star di Zhao Bo, uno dei più dissacranti e famosi artisti cinesi
Mona Lisa di Xu Zhifeng: ebbene sì, l'installazione/tributo a Duchamp prende il nome dalla ditta che produce le turche più vendute in Cina..il gallerista dice che l'impresa si chiama così perchè le donne dopo che si sono liberate al gabinetto sorridono, quindi Mona Lisa's smile. Bah.
Feast di Qian Gang: il bavoso burocrate cinese di fronte al lusso e alla ricchezza. Non ci sono prospettive alla corruzione, quindi il deserto avanza..
Prince di Xu Yihan: la politica del figlio unico ha creato il culto del cucciolo di casa. Qui il cane è un surrogato dei figli che non ci saranno e viene viziato e trattato meglio di chiunque altro (solo in città, altrove viene pappato).
Heritage di Cheng Linggong: la griglia che racchiude la nostra vita urbana quotidiana, intrappolandoci e cozzando contro la nostra cultura, ci allontana dalla nostra vera natura..provate a spiegarlo voi ai Cinesi... 
Il Buddha di Tao Hongjing esiste anche in bianco e nero.
Logomania, di Chen Hangfeng. Quest'opera è realizzata con la tipica tecnica cinese dell'intaglio della carta e ha in realtà un disegno che nasconde i brand occidentali più diffusi. Ne vedete qualcuno?
E per finire, come dice George: FUCK DEBT, LET'S DANCE!




3 commenti:

  1. Molto interessante! Si evince che nell'inconscio cinese "metalinguaggizzato" dall'arte il mostro che si agita è lo scambio della identità del paese e libertà individuale con un bel piattone di lenticchie!

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  2. bello..naturalmente il mio preferito è l'uccellino (quello con il simbolo dell'algida e così via..)

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